Partita IVA: differenze tra regime forfettario, ordinario e semplificato

Partita IVA: quale regime scegliere

Chi decide di aprire una Partita IVA deve scegliere quale regime fiscale, forfettario, ordinario o semplificato, vuole adottare. Per farlo deve necessariamente conoscere le differenze tra i diversi profili in modo da trarre il miglior vantaggio fiscale per la propria attività lavorativa.
In passato i professionisti e gli imprenditori potevano scegliere tra cinque regimi fiscali, oggi le opzioni si sono ridotte in vista di una semplificazione. Ma quale risulta essere il più adatto alle proprie esigenze?

Regime fiscale forfettario

Il regime forfettario è l’unico regime fiscale agevolato presente in Italia. Introdotto nel 2015 è stato modificato con la Legge di Bilancio 2020 (160/2019), che ha inserito nuovi requisiti di accesso, cause ostative e premialità. Rivisto nuovamente anche dall’ultimo Governo, una delle modifiche apportate riguarda la possibilità di accedere al regime se l’anno prima hai conseguito ricavi non superiori a 85.000 euro: questo limite adesso è unico per tutti, indipendentemente dall’attività. Va sottolineato, però, che per chi supera questa soglia il regime cessa la sua applicazione dall’anno dopo. Può accedere a questo regime fiscale chi ha sostenuto spese per dipendenti e collaboratori senza superare i 20.000 euro, mentre coloro che stanno iniziando l’attività possono richiedere l’accesso al regime fiscale forfettario e avvalersene da subito.

Proprio per la grande convenienza in termini di tassazione, il regime forfettario prevede dei motivi ostativi che, se si verificano, determinano l’esclusione dall’anno successivo. Infatti imprenditori e professionisti non possono aderire se:

  • si avvalgono di regimi speciali inerenti all’IVA o di un regime fiscale forfettario per la determinazione dei redditi;
  • esercitano operazioni inerenti alla cessione di fabbricati, terreni edificabili o nuovi mezzi di trasporto;
  • l’anno prima hanno percepito più di 30.000 euro come reddito da lavoro dipendente (a meno che il rapporto di lavoro sia cessato).

I vantaggi ottenibili sono numerosi sia dal punto di vista contabile che da quello fiscale ma prima di scegliere questo regime è importante considerare come viene determinato il reddito imponibile per capire la reale convenienza di questa opzione. Infatti con questo regime il reddito imponibile viene determinato applicando alla somma dei ricavi il coefficiente di redditività inerente all’attività che si svolge: ogni attività ha uno specifico coefficiente che va dal 40% all’86%.
Diversamente dal regime fiscale ordinario, al reddito imponibile viene applicata una imposta del 15% ma se l’attività è in fase di avviamento, l’imposta sostitutiva sarà del 5% per i primi 5 anni.
Per poter usufruire di questa vantaggiosa riduzione, devono essere presenti alcuni requisiti, tra cui:

  • non aver esercitato alcune attività nei precedenti 3 anni;
  • la nuova attività non deve essere la prosecuzione di un’altra svolta come lavoratore dipendente o anche come lavoratore autonomo.

Esistono poi ulteriori vantaggi come la possibilità di rendere più semplice la fatturazione, infatti:

  • non è obbligatorio indicare l’IVA ma è sufficiente scrivere il netto da pagare;
  • non risulta obbligatoria la registrazione delle fatture e la fatturazione elettronica;
  • come titolare di Partita IVA, se non è presente del personale dipendente, non è obbligatorio adempiere al sostituto di imposta.

Non è però consentito fare deduzioni e detrazioni, né sfruttare i bonus fiscali. Il regime ordinario quindi risulta essere il più adeguato a coloro che devono sostenere molte spese.

Regime fiscale ordinario

Il regime ordinario è il regime fiscale obbligatorio per chi non può accedere al regime forfettario. Viene applicato a società di capitali ed è facoltativo per le ditte individuali che l’anno prima non hanno avuto ricavi superiori a:

  • 500.000 euro per prestazione di servizi;
  • 800.000 euro per le altre attività.

Se queste soglie vengono superate, il regime ordinario diventa obbligatorio. La tassazione è prevista in base alle aliquote Irpef stabilite secondo scaglioni compresi tra il 23% e il 43%. Inoltre è previsto anche l’obbligo della fatturazione elettronica con cui invierai le fatture nel cassetto fiscale del cliente, presente presso il portale dell’Agenzia delle Entrate, oppure all’indirizzo PEC. Questo regime prevede poi altri adempimenti a cui bisogna attenersi:

  • la dichiarazione IVA da effettuare all’Agenzia delle Entrate;
  • il versamento dell’IVA mensile o trimestrale;
  • la compilazione del modello Isa, D.l. 50/2017 (Indici sintetici affidabilità fiscale che hanno sostituito gli studi di settore);
  • conservazione dei registri e dei libri.

Regime fiscale semplificato

Si tratta del regime meno oneroso per quanto riguarda gli adempimenti e vi possono aderire i lavoratori autonomi, i professionisti, le società di persone e chi esercita un’attività commerciale che non è prevalente. In questo caso il reddito deve essere inferiore (o uguale) a 500.000 euro per coloro che hanno una impresa di servizi oppure inferiore (o uguale) a 800.000 euro per attività di cessione beni. Gli obblighi previsti sono:

  • tenere il registro cronologico dei pagamenti e degli incassi (è possibile non tenerlo se le operazioni sono annotate nei registri IVA e, separatamente, quelle non soggetta all’IVA);
  • tenere i registri IVA per le operazioni attive e passive.

Una fondamentale differenza è che, mentre il reddito nella contabilità ordinaria è determinato in base al regime di competenza, nella contabilità semplificata avviene secondo il principio di cassa. Questo vuol dire che scegliendo il primo, i costi e i ricavi sono basati sulla data di maturazione mentre, con la contabilità semplificata, avviene in base alla data del pagamento (o dell’incasso). La contabilità del regime fiscale ordinario è più complessa perché non solo dovrai gestire i costi e i ricavi ma anche le attività e le passività e la scelta conviene unicamente quando sia il fatturato che i costi della tua impresa sono elevati.

Risulta evidente che gli elementi da valutare nella scelta sono molti ed è importante considerare singolarmente ogni caso. Se con il regime forfettario è possibile dedurre solo i contributi previdenziali, in quello ordinario le deduzioni diminuiscono l’imponibile ma se si hanno anche altri redditi il regime fiscale forfettario conviene di più, perché evita la progressione dell’aliquota.

Come è importante capire quale regime fiscale risulti più adatto alla propria attività, è altrettanto fondamentale tutelare l’andamento della propria professione, se stessi e il proprio patrimonio da ogni imprevisto.
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