Aprire un’attività ristorativa: la normativa di riferimento

Negli ultimi due anni, a causa del COVID-19, uno dei settori più colpiti dalle misure messe in atto dal governo per contenere la diffusione del contagio è sicuramente stato quello della ristorazione.

Nonostante ciò, questo settore continua ad essere tra i primi posti a livello mondiale per qualità delle lavorazioni e delle materie prime utilizzate.

In questo periodo di ripresa, sono in molti a valutare di aprire una propria attività ristorativa, tuttavia, al fine di mantenere elevato lo standard qualitativo, la normativa italiana che disciplina l’apertura di ristoranti è articolata e complessa, e prevede diversi requisiti morali e professionali.

Requisiti per aprire un ristorante

Per quanto riguarda i requisiti professionali, per aprire un bar o un ristorante è necessario:

  • Essere maggiorenni.
  • Aver frequentato e ottenuto la certificazione SAB, che consente la somministrazione di cibo e bevande.
  • Aver esercitato per almeno due anni attività nel settore della ristorazione anche se solo come dipendente.
  • Essere in possesso almeno di un diploma di scuola superiore dove, nel corso di studio, siano state previste materie riguardanti il commercio e/o la preparazione di alimenti.

Gli aspetti fiscali

Dal punto di vista fiscale, per lavorare come ristoratore è necessario avere una partita IVA se decidi di svolgere la tua attività imprenditoriale in maniera indipendente; se invece desideri coinvolgere altri soci, allora sarà necessario aprire una società.

Tuttavia, il nostro ordinamento giuridico, al fine di promuovere l’imprenditorialità italiana, ha previsto forme giuridiche che garantiscono responsabilità limitate e sollevano da alcuni adempimenti, come nel caso della S.r.l. semplificata.

Saranno inoltre richieste altre autorizzazioni riguardanti:

  • Iscrizione INPS e INAIL;
  • Presentazione della SCIA (segnalazione certificata di inizio attività) da presentare in comune;
  • Comunicazione unica da inviare alla Camera di Commercio della provincia;
  • Licenza commerciale (se prendete in affitto un locale già adibito ad esercizio ve la fornirà il conduttore);
  • Iscrizione al CONAI;
  • Comunicazione all’agenzia delle dogane per la vendita o la somministrazione di alcolici;
  • Autorizzazione rilasciata dal comune per esporre l’insegna;
  • Diritti SIAE se nel locale viene diffusa musica.

Requisiti tecnici

Naturalmente, oltre ai suddetti requisiti, i locali pubblici devono possedere caratteristiche specifiche per poter essere adibiti a ristorazione.

I requisiti possono variare a livello regionale ma, a livello nazionale, ogni stabilimento deve avere:

  • Requisiti urbanistici ed edilizi: verificate che il locale che avete scelto rispetti i vincoli paesaggistici e storici. Il locale deve avere una metratura idonea e disporre di servizi igienici accessibili anche dai clienti portatori di handicap;
  • Destinazione d’uso: sebbene non sia obbligatorio, sarebbe preferibile che la destinazione d’uso del locale fosse di tipo commerciale;
  • Certificazione Haccp che attesta la conoscenza delle procedure da seguire nella preparazione, manipolazione e somministrazione di cibi e bevande, necessarie per il titolare e per coloro che all’interno del ristorante sono direttamente coinvolti nella somministrazione degli alimenti.
  • Requisiti tecnici in materia di sicurezza del lavoro e di idoneità sanitaria.

Sarà inoltre necessario disporre di un servizio igienico accessibile ma, poiché le normative non prevedono un locale adibito esclusivamente all’utilizzo da parte dei clienti disabili, nelle attività minori, con un unico servizio igienico, sarà sufficiente che questo permetta di essere utilizzato anche da persone su sedia a rotelle.