Infortuni sul lavoro e malattie professionali: cos’è cambiato nell’ultimo anno?

 

 

 

 

 

A firma di Paolo Tanfoglio, CEO di Lokky

Dall’ultimo report di INAIL sugli infortuni sul lavoro relativo al primo trimestre del 2023, emerge che entro il mese di marzo gli infortuni denunciati sono stati 144.586, 196 dei quali con esito mortale, in calo rispetto ai 194.106 del primo trimestre 2022 (-25,5%), in aumento rispetto ai 128.671 del 2021 (+12,4%) e ai 130.905 del 2020 (+10,5%), e in riduzione rispetto ai 157.576 del 2019 (-8,2%). Sono in aumento, invece, le patologie di origine professionale, che sono state 18.164 (+25,1%).

A livello nazionale i dati evidenziano un decremento dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati dai 176.545 del 2022 ai 124.716 del 2023 (-29,4%), mentre quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, hanno registrato un aumento del 13,1%, da 17.561 a 19.870. Nel 2022, invece, si era registrato un incremento rispetto al 2021 sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro (+28,0%) sia di quelli in itinere (+11,9%).

Per quanto riguarda i settori produttivi, si evidenzia un calo delle denunce di infortunio nella Sanità e assistenza sociale (-76,9%), che comprende l’attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e gli amministratori regionali, provinciali e comunali (-68,6%), e il Trasporto e Magazzinaggio (-58,6%). Le Costruzioni (+6,2%) e il Comparto Manifatturiero (+6,0%) mostrano invece degli incrementi. Nel 2022 il settore in testa era quello della Sanità con 84.327 denunce, a cui facevano seguito le Attività Manifatturiere (75.295) e i Trasporti (53.932).

È importante analizzare in questi dati anche l’evoluzione delle denunce totali di infortunio per Covid: a fine dicembre 2021 erano 48.876, mentre a fine dicembre 2022 sono diventate 117.154, questo dimostra che il virus è sicuramente meno pericoloso ma è ancora presente in maniera evidente all’interno dei luoghi di lavoro.

La pandemia ha inciso molto anche sui risultati delle rilevazioni Eurostat sull’andamento infortunistico in ambito lavorativo a livello europeo. Solo Italia, Spagna e Slovenia hanno riconosciuto i contagi da Covid-19 unicamente come infortuni sul lavoro, mentre altri 17 Stati li hanno classificati come malattie professionali e altri cinque sia come infortuni che come malattie. Nel nostro Paese, oltre un terzo degli infortuni in occasione di lavoro indennizzati dall’INAIL nel 2020 ha avuto come causa professionale il contagio da Covid-19, con il risultato di contribuire ad aumentare il numero degli infortuni rispetto al periodo pre-pandemia. Il dato complessivo europeo degli infortuni, avendo la maggior parte degli Stati considerato le infezioni da Covid-19 come malattia professionale, è risultato invece in calo.

Se ci addentriamo invece nell’analisi delle diverse regioni italiane, si evidenzia un calo delle denunce di infortunio in tutte le aree del Paese: più consistente nelle Isole (-31,0%), seguite dal Sud (-30,7%), dal Nord-Ovest (-29,4%), dal Centro (-25,8%) e dal Nord-Est (-17,0%). Tra le regioni con i maggiori decrementi percentuali si segnalano, la Campania, la Liguria e il Lazio.

Il calo che emerge dal confronto dei primi trimestri del 2022 e del 2023 è legato sia alla componente femminile, che registra un -40,6% (da 89.130 a 52.956 casi denunciati), sia a quella maschile, che presenta un -12,7% (da 104.976 a 91.630).

In Italia l’assicurazione sociale obbligatoria diretta a tutelare il lavoratore in caso di infortunio sul lavoro o malattia professionale è prevista dalla Costituzione (art. 38, comma 2) e disciplinata dal Testo Unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali approvato con DPR 30 giugno 1965, n. 1124 e s.m.i., così come integrato dal D.Lgs. n.38 del 2000.

Questa assicurazione, gestita dall’INAIL, ha la funzione di garantire ai lavoratori, in caso di infortunio o di malattia professionale, prestazioni sanitarie relative alle prime cure, prestazioni economiche e forniture di apparecchi di protesi. Esonera il datore di lavoro dalla responsabilità civile conseguente all’evento lesivo subito dai propri dipendenti, salvo i casi in cui, in sede penale o, se occorre, in sede civile, sia riconosciuta la sua responsabilità per reato commesso con violazione delle norme di prevenzione e igiene sul lavoro. Infine, un’altra caratteristica fondamentale è data dal principio dell’automaticità: significa che il lavoratore è tutelato, e quindi ha diritto a tutte le prestazioni previste, anche se il datore di lavoro è inadempiente agli obblighi stabiliti per legge, anche nei casi di lavoro in nero.

A seconda del tipo di attività svolta, un’azienda o un professionista può optare per integrare la polizza base con una polizza privata al fine di ottenere una maggiore protezione e una copertura più ampia, che non sia limitata al solo contesto lavorativo e che potrebbe rivelarsi utile nei casi in cui il lavoratore si trovi coinvolto in un incidente o ammalarsi anche al di fuori dell’ambiente di lavoro. In tali situazioni, sarebbe impossibilitato a svolgere la propria attività e non produrrebbe più alcun reddito, senza una copertura assicurativa adeguata. È importante sottolineare che, a seconda delle polizze stipulate, è possibile ottenere una copertura anche per infortuni non considerati gravi.

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