Novità 2025 per le Partite IVA Forfettarie: reverse charge con scadenza trimestrale

Una nuova semplificazione amministrativa arriva per i titolari di Partita IVA in regime forfettario. Dal 13 giugno 2025, è entrato in vigore un provvedimento che consente, in determinati casi, il versamento dell’IVA tramite reverse charge con cadenza trimestrale, anziché mensile. Una novità che si inserisce in un contesto di progressiva digitalizzazione e semplificazione fiscale, pensato per agevolare chi lavora in autonomia o gestisce microattività.

Questa modifica, seppur tecnica, ha effetti pratici immediati sulla gestione della liquidità e della contabilità dei professionisti e dei piccoli imprenditori forfettari, soprattutto se coinvolti in operazioni con l’estero o in settori specifici soggetti a reverse charge.

Reverse charge: cos’è e perché riguarda anche i forfettari

Il meccanismo del reverse charge – o inversione contabile – è nato per contrastare l’evasione IVA, in particolare nelle operazioni internazionali o in settori ad alto rischio (come edilizia, oro e prodotti tecnologici). Si basa sull’idea che non sia il fornitore a dover versare l’IVA, bensì l’acquirente. In pratica, chi riceve la fattura integra l’importo con l’IVA dovuta e provvede direttamente al versamento tramite modello F24.

Chi aderisce al regime forfettario, come noto, è generalmente esonerato dal versamento e dalla dichiarazione IVA per le operazioni attive. Tuttavia, quando riceve prestazioni da soggetti non residenti in Italia (ad esempio fornitori esteri o piattaforme internazionali), diventa soggetto passivo IVA limitatamente a quelle operazioni. Di conseguenza, è tenuto a versare l’IVA secondo le regole del reverse charge.

La novità del 2025: scadenze più comode per chi opera in reverse charge

Fino a oggi, anche i forfettari che ricevevano fatture soggette a reverse charge erano tenuti a versare l’IVA entro il giorno 16 del mese successivo all’operazione. Una scadenza piuttosto stringente, che rischiava di creare difficoltà nella gestione della cassa, soprattutto per attività con fatturati contenuti.

La novità introdotta nel giugno 2025 apre alla possibilità di versamento trimestrale, offrendo una maggiore flessibilità operativa. Significa che, in alternativa al calendario mensile, sarà possibile effettuare il pagamento entro il giorno 16 del secondo mese successivo al trimestre di riferimento. Un esempio pratico: per operazioni effettuate nel primo trimestre 2025 (gennaio-marzo), il versamento potrà avvenire entro il 16 maggio 2025.

Questa modifica è opzionale: il contribuente può continuare a versare mensilmente, se preferisce. Ma per molti, il versamento trimestrale rappresenta una soluzione più sostenibile, anche in ottica di semplificazione amministrativa.

Chi può usufruirne: requisiti e limiti

Attenzione, però: non tutti i forfettari possono automaticamente accedere al nuovo schema trimestrale. La possibilità è prevista solo per coloro che effettuano operazioni intracomunitarie per un valore superiore a 10.000 euro annui. Si tratta di una soglia prevista dalla normativa comunitaria che distingue i piccoli operatori da chi intrattiene rapporti più strutturati con soggetti esteri.

Se l’importo delle operazioni intracomunitarie è inferiore a 10.000 euro, il reverse charge non si applica, e quindi non sussiste nemmeno l’obbligo di versare l’IVA su tali transazioni. In quel caso, non sarà necessario seguire alcuna nuova scadenza. Questo aspetto è particolarmente rilevante per chi fa uso sporadico di fornitori esteri: l’adozione o meno del reverse charge può dipendere anche da singole operazioni che fanno superare la soglia.

Reverse charge per forfettari: come comportarsi in pratica

La gestione operativa varia a seconda della tipologia di prestazione ricevuta:

  • Se la prestazione è nazionale (es. subappalto in edilizia): il soggetto forfettario deve integrare la fattura ricevuta con l’IVA, secondo l’aliquota prevista, e registrarla nei propri registri;
  • Se la prestazione proviene dall’estero (UE o extra-UE): è necessario emettere una autofattura elettronica, riportando l’importo dell’IVA e versandola entro la scadenza stabilita (mensile o, da ora, anche trimestrale).

In entrambi i casi, il pagamento dell’IVA va effettuato tramite modello F24 e utilizzando il corretto codice tributo. È fondamentale, inoltre, mantenere una documentazione precisa e ordinata, soprattutto per evitare problemi in fase di controlli fiscali.

Perché questa novità è utile ai piccoli imprenditori

L’introduzione della cadenza trimestrale per il reverse charge offre un vantaggio operativo concreto a chi gestisce una Partita IVA con risorse limitate. Significa meno scadenze da ricordare, più tempo per organizzare i flussi finanziari e, soprattutto, meno pressione sulle casse aziendali.

Anche dal punto di vista della gestione fiscale digitale, questa misura si inserisce in una logica di progressivo allineamento tra semplificazione, compliance e tracciabilità. I piccoli operatori hanno ora la possibilità di ottimizzare tempi e risorse, mantenendo al contempo un alto livello di aderenza alle normative.

Conclusione: una misura che semplifica, ma serve attenzione

La riforma del reverse charge per i forfettari rappresenta un passo avanti verso una fiscalità più equa e funzionale anche per i piccoli contribuenti. Tuttavia, è importante conoscere i requisiti per poterla applicare correttamente e non incorrere in errori che possono costare caro.

Se operi nel regime forfettario e hai rapporti con fornitori esteri o operi in settori soggetti a reverse charge, valuta con attenzione come e quando applicare la nuova scadenza trimestrale. In caso di dubbio, il supporto di un professionista può fare la differenza tra serenità fiscale e sanzioni evitabili.