Dal 2025 il panorama normativo italiano ha introdotto un obbligo che sta ridefinendo la gestione del rischio da parte delle imprese: la stipula di una polizza assicurativa contro eventi catastrofali. Non si tratta di una semplice formalità, ma di un requisito essenziale per accedere a contributi, sovvenzioni e agevolazioni pubbliche. La misura nasce con la Legge di Bilancio 2024 (L. 213/2023, art. 1, commi 101-111) e trova attuazione nel Decreto interministeriale del 30 gennaio 2025, n. 18, emanato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
- Un obbligo che riguarda (quasi) tutte le imprese
- Cosa coprono le polizze catastrofali
- Scadenze differenziate per dimensione d’impresa
- Le conseguenze della mancata stipula
- Come adeguarsi senza rischiare esclusioni
- Una misura che tutela imprese e competitività
Un obbligo che riguarda (quasi) tutte le imprese
Il nuovo sistema di copertura assicurativa è stato pensato per tutte le imprese iscritte al Registro delle Imprese, comprese quelle con sede all’estero ma dotate di una stabile organizzazione in Italia. L’unica eccezione significativa riguarda le imprese agricole, disciplinate dall’articolo 2135 del codice civile, che continueranno a beneficiare della protezione del Fondo mutualistico nazionale per i danni catastrofali meteoclimatici istituito dalla Legge 234/2021.
Questo significa che, al di fuori del settore agricolo, nessuna realtà imprenditoriale può sottrarsi: dalla multinazionale con stabilimenti in più regioni, fino alla microimpresa con pochi dipendenti, il vincolo assicurativo diventa parte integrante della gestione aziendale.
Cosa coprono le polizze catastrofali
La copertura obbligatoria riguarda i danni materiali e diretti causati da cinque tipologie di eventi: alluvione, inondazione, esondazione, sisma e frana. È una gamma di rischi che rispecchia la crescente vulnerabilità del territorio italiano agli eventi estremi, amplificati anche dai cambiamenti climatici.
Il decreto precisa inoltre che devono essere assicurate le immobilizzazioni materiali dell’impresa, come fabbricati, impianti, macchinari e attrezzature industriali e commerciali. L’obbligo si estende anche ai beni acquisiti in leasing o in concessione, qualora non siano già coperti dal proprietario. Sono invece esclusi dall’assicurazione obbligatoria gli immobili abusivi o realizzati in violazione delle normative edilizie, gli immobili ancora in costruzione e i veicoli iscritti al Pubblico Registro Automobilistico.
È importante notare che la copertura non comprende i danni indiretti, come le perdite dovute all’interruzione dell’attività produttiva: tali rischi restano a discrezione dell’impresa e possono essere gestiti attraverso estensioni facoltative delle polizze.
Scadenze differenziate per dimensione d’impresa
Il legislatore ha previsto un’entrata in vigore graduale, così da concedere alle imprese tempi congrui per adeguarsi. Le grandi imprese sono state le prime a dover adempiere all’obbligo: dal 31 marzo 2025 la polizza è diventata necessaria, sebbene fino al 30 giugno 2025 la sua mancanza non fosse valutata ai fini dell’accesso agli incentivi. Per le medie imprese il termine fissato è il 1° ottobre 2025, mentre per piccole e microimprese, così come per le imprese di pesca e acquacoltura, la scadenza è stata prorogata al 31 dicembre 2025.
Queste date non vanno sottovalutate: presentarsi a un bando senza poter dimostrare la copertura assicurativa significherà automaticamente rinunciare a un’ampia gamma di opportunità di finanziamento.
Le conseguenze della mancata stipula
Il decreto non prevede sanzioni pecuniarie dirette per chi non stipula la polizza. Tuttavia, l’impatto pratico della mancata adesione è tutt’altro che marginale. Dal 2025, infatti, la stipula della polizza è condizione vincolante per accedere agli incentivi gestiti dalla Direzione Generale per gli incentivi alle imprese del MIMIT. Parliamo di misure strategiche come Smart&Start Italia, i contratti di sviluppo, gli interventi per le aree di crisi industriale, gli incentivi per l’economia circolare e le energie rinnovabili, oltre ai programmi di sostegno per cooperative, startup e venture capital.
In altre parole, chi non si assicura si autoesclude da strumenti che, per molte imprese, rappresentano leve fondamentali per innovazione, internazionalizzazione e transizione ecologica.
Come adeguarsi senza rischiare esclusioni
Il percorso di adeguamento parte dalla verifica della propria classificazione aziendale: grande, media, piccola o micro impresa. Questo passaggio è cruciale perché determina le scadenze applicabili. A seguire, occorre mappare i beni aziendali soggetti a copertura, inclusi quelli detenuti in leasing o in locazione, e individuare una polizza che risponda pienamente ai requisiti normativi.
Per chi dispone già di coperture assicurative, la normativa prevede che queste siano adeguate alle nuove disposizioni al primo rinnovo o, in caso di pagamento frazionato, al primo quietanzamento utile. È quindi consigliabile avviare tempestivamente un confronto con il proprio broker o intermediario assicurativo, così da evitare criticità al momento della partecipazione a bandi e incentivi.
Una misura che tutela imprese e competitività
Guardando oltre il mero obbligo normativo, le polizze catastrofali rappresentano anche uno strumento di protezione della continuità aziendale. Gli eventi naturali estremi non sono più eccezioni rare, ma fenomeni che, con crescente frequenza, colpiscono territori e attività produttive. Essere assicurati non solo consente di accedere alle agevolazioni pubbliche, ma diventa parte di una strategia di resilienza più ampia, capace di garantire stabilità e competitività anche in scenari di rischio elevato.