- Tre metodi per il calcolo della pensione
- Quali differenze si celano dietro i diversi sistemi di calcoli della pensione
- Come effettuare il calcolo contributivo in modo efficace
Tre metodi per il calcolo della pensione
Il calcolo della pensione si effettua attraverso tre diversi metodi: il sistema contributivo, il retributivo e il sistema misto. Ognuno di questi criteri prevede diverse regole per determinare l’importo dell’assegno mensile spettante. Qualunque comune cittadino che oggi desidera andare in pensione, deve verificare di poterlo fare ossia deve appurare di possedere tutti i requisiti richiesti. Per calcolare l’età pensionabile, cioè il momento in cui si raggiungono i requisiti per la pensione di vecchiaia, anticipata o agevolata, è necessario tenere conto dell’età anagrafica del lavoratore e degli anni di contributi versati, mentre per stimare l’ammontare dell’assegno previdenziale è indispensabile conoscere il montante contributivo.
Capire come muoversi all’interno della fitta rete di norme che regolano il sistema di calcolo pensionistico non è semplice, ma cerchiamo di fare chiarezza.
Il sistema di calcolo delle pensioni è stato oggetto di modifiche legislative importanti nel 1995, anno della cosiddetta riforma Dini (legge 8 agosto 1995 n. 335). In questo regime, la pensione cui si ha diritto è strettamente collegata alla contribuzione versata nell’arco dell’intera vita lavorativa e non agli stipendi dell’ultimo periodo, così come avveniva con il precedente sistema retributivo. L’introduzione del nuovo meccanismo di calcolo era finalizzata al riequilibrio, una volta raggiunto il pieno regime, della spesa previdenziale, arrivata a livelli insostenibili nel periodo antecedente la riforma.
Ad ogni modo, per i lavoratori che perfezionano i requisiti per la pensione, possono verificarsi tre casi principali:
- Lavoratori con almeno 18 anni di contributi maturati fino al 31 dicembre 1995 e dunque applicazione del sistema di calcolo retributivo, più conveniente perché basato sulla media degli stipendi degli ultimi anni di carriera;
- Lavoratori con meno di 18 anni di contributi maturati al 31 dicembre 1995 e dunque applicazione del sistema di calcolo misto, retributivo fino al 1995 e contributivo per i periodi di attività successivi;
- Lavoratori assunti dopo il 1° gennaio 1996 e dunque applicazione del sistema di calcolo contributivo. La riforma Monti Fornero, ossia il decreto-legge 6 dicembre 2011 n. 201, convertito nella legge 22 dicembre 2011 n. 214, ha poi previsto l’estensione del calcolo contributivo a tutti i lavoratori a partire dal 1° gennaio 2012.
Quali differenze si celano dietro i diversi sistemi di calcoli della pensione
Il metodo retributivo è considerato il metodo di calcolo più conveniente della pensione, perché prende in considerazione la media degli stipendi degli ultimi anni di lavoro e l’anzianità lavorativa, ossia il numero degli anni di lavoro fino ad un massimo di 40. L’aliquota di rendimento è pari al 2% annuo per retribuzioni e redditi inferiori ai limiti fissati dalla legge, o inferiore al 2% per le retribuzioni e i redditi più elevati.
Il metodo contributivo, invece, risulta il sistema più diffuso ad oggi. Utilizzato in molte forme di anticipo pensionistico introdotte dal legislatore, come “Opzione donna”, è un metodo considerato tuttavia penalizzante soprattutto per le nuove generazioni, e per quei lavoratori che hanno carriere discontinue e stipendi poco elevati.
Tutti contributi maturati dal lavoratore e versati all’ente di previdenza nel corso dell’intera vita lavorativa, rivalutati sulla base del tasso calcolato periodicamente dall’ISTAT secondo il PIL, formano il montante contributivo su cui viene calcolata la pensione. Per conoscere l’importo dell’assegno, è sufficiente moltiplicare la retribuzione pensionabile annua per l’aliquota di computo (pari al 33% per i lavoratori dipendenti). La percentuale di retribuzione annua, così accantonata a fini pensionistici, viene poi aggiornata con un tasso di rivalutazione annuo variabile in base alla crescita nominale del PIL degli ultimi 5 anni. Tutti i contributi versati concorrono a determinare l’ammontare della pensione, attraverso il coefficiente di trasformazione, ossia un valore percentuale che viene aggiornato ogni 2 anni e che cresce in base all’età di pensionamento.
Il metodo contributivo è, in pratica, meno penalizzante se si lascia il lavoro tardi: la pensione sarà tanto più elevata quanto più sarà alto il montante contributivo ed il coefficiente di trasformazione, che aumenta all’aumentare dell’età del lavoratore. Per esempio, la norma prevede un coefficiente pari al 5,220% per chi va in pensione a 65 anni; e un coefficiente pari al 5,575% per chi ha raggiunto i 67 anni. A 67 anni l’importo pensionistico sarà perciò sicuramente più elevato.
Ogni anno, inoltre, l’INPS determina il massimale contributivo per l’anno in corso. Con la circolare n. 15 del 28 gennaio 2022, l’INPS ha indicato come tetto contributivo pensionabile, oltre il quale non sono dovuti contributi per il 2022, un valore utile pari a €105.014,00. In pratica, la quota di retribuzione eventualmente eccedente il tetto non produce benefici sul calcolo della pensione.
Infine, il metodo misto o pro-rata si applica a coloro che, fino al 31 dicembre 1995, hanno meno di 18 anni di contributi e a coloro che, alla stessa data, hanno un’anzianità contributiva pari o superiore a 18 anni. Nel primo caso il lavoratore avrà una pensione calcolata con il sistema retributivo fino al 31 dicembre 1995 e con il sistema contributivo per il periodo successivo. Nel secondo caso il lavoratore avrà una pensione calcolata con il sistema retributivo fino al 31 dicembre 2011 e con il sistema contributivo dal 1° gennaio 2012. Un metodo vantaggioso dunque, che può generare, secondo gli esperti, una rata di pensione mensile più elevata del 25 o 30% di quella calcolata con il metodo esclusivamente contributivo.
Come effettuare il calcolo contributivo in modo efficace
Per effettuare un calcolo coerente del proprio assegno pensionistico senza perdersi in calcoli complicati, l’INPS mette a disposizione di tutti un simulatore per calcolare la propria pensione e l’età pensionabile.
È sufficiente andare sul sito ufficiale l’INPS e accedere alla pagina dedicata a “La mia pensione futura: simulazione della propria pensione”. Si tratta di un servizio gratuito che permette di simulare quale sarà presumibilmente la pensione al termine della propria attività lavorativa. Il calcolo si basa sulla normativa in vigore e su tre elementi fondamentali: età, storia lavorativa e retribuzione/reddito.