Come educare le nuove generazioni alla sicurezza informatica

L’adozione di comportamenti preventivi, in grado di tutelare il singolo individuo, deve diventare l’alleato principale di ognuno di noi, sin dalla giovane età. Con uno sforzo minimo è possibile attuare una serie di piccoli accorgimenti in grado di fare la differenza come, ad esempio, l’uso di password divertenti ma sicure, l’utilizzo di codici di accesso diversi per i vari dispositivi, l’avvio di aggiornamenti automatici per evitare bug e vulnerabilità di app e giochi, spesso utilizzati anche dai più piccoli.

Generazione Z: la più esposta ai cyber attacchi

La generazione Z è la generazione dei ragazzi nati dal 1996 al 2010, e rappresenta la prima generazione a non aver conosciuto il mondo senza Internet, privo di tecnologie e ambienti digitali. Una generazione connessa sempre e che fin dalla tenera età ha imparato ad utilizzare i device e a usufruire di tutte le opportunità che Internet e i social media possono offrire. Una generazione che, almeno teoricamente, dovrebbe anche conoscere le grandi insidie che si celano dietro ai vantaggi della tecnologia stessa. Tuttavia la competenza tecnica da sola non è sufficiente: è essenziale sviluppare le competenze cosiddette sociali, per utilizzare questi strumenti in maniera consapevole, con uno spirito critico e costruttivo che aiuti gli utenti a tutelarsi dai rischi cyber.

Una recente ricerca di Changes Unipol, condotta in Italia, ha definito quali sono le generazioni più avvezze a subire attacchi informatici: la Generazione Z (dai 16 a 26 anni) è al primo posto con una percentuale pari al 32%. È chiaro quindi che educare i nativi digitali già a partire dalle scuole primarie permetterebbe di porre le basi per una migliore comprensione del tema della cyber security. Unicamente una formazione volta a promuovere l’uso consapevole degli strumenti digitali può ridurre le minacce informatiche.
Famiglia e scuola dovrebbero collaborare con l’obiettivo comune di colmare il gap tra il progresso digitale e le competenze informatiche degli utenti più giovani e vulnerabili.

La pandemia ha fornito, purtroppo, un terreno fertile per le minacce informatiche.
L’introduzione della didattica a distanza (DaD) e di tutti gli strumenti digitali volti a favorire il percorso scolastico da remoto, ha incrementato il numero di alunni e insegnanti connessi alle reti scolastiche con il conseguente aumento delle vulnerabilità informatiche. I dati riportano infatti che nel 2021 e nel 2022 il settore Education/Research ha registrato il più alto volume di attacchi mensili a livello globale.

Da qui l’esigenza sempre più stringente di integrare la sicurezza digitale all’interno di un percorso scolastico che miri a potenziare le competenze degli studenti non solo dal punto di vista professionale, ma anche da quello personale. Anche se oggi, per fortuna, la DaD non è più obbligatoria, non significa che i giovani, o le scuole, siano meno esposti. Sono molti gli strumenti digitali di ultima generazione che continueranno a essere utilizzati nella formazione scolastica. Di conseguenza, gli hacker hanno sempre più ‘spazio’ per infiltrarsi nelle reti informatiche scolastiche.

Approcciare la sicurezza informatica anche senza essere tecnici esperti

Bisogna essere consapevoli che non tutti possono e devono avere le competenze di un ingegnere informatico ma, a seconda delle fasce d’età, avere gli strumenti corretti è indispensabile per la tutela dei propri dati sensibili. Un primo approccio alla cyber security può infatti avvenire già nella scuola primaria, introducendo argomenti di sicurezza informatica di base, quali:

  • Privacy;
  • Uso responsabile di Internet;
  • Impostazioni di sicurezza dei dispositivi;
  • Consigli sul cyber bullismo.

Occorre creare consapevolezza sul fatto che ognuno di noi può, e deve, agire in prima persona per contrastare i cyber attacchi.

Per la scuola secondaria, quando gli utenti iniziano a fare un uso massiccio (e spesso eccessivo) di device connessi a Internet, è utile suggerire corsi e lezioni approfondite per imparare a conoscere le minacce informatiche più comuni, come phishing e furto di account, e capire come prevenirle.
Una volta acquisite le conoscenze di base, spetterà ai ragazzi metterle in pratica, ad esempio evitando di scaricare allegati da indirizzi e-mail sconosciuti, evitare di connettersi a Wi-Fi pubblici non protetti, navigare solo su siti web criptati, ma anche imparare a riconoscere le fake news, cercare di tutelare in maniera costante la propria ‘identità digitale’ per salvaguardare la propria reputazione ed evitare danni economici o legali, e così via.
Risulta quindi evidente che la formazione, in ambito informatico oggi più che mai, deve essere in continuo aggiornamento. Solo così è possibile tenere il passo – velocissimo – della digital innovation.

 

In Conclusione

Oltre ad imparare a proteggere noi stessi e le nostre informazioni adottando semplici ma importanti misure di sicurezza (usare il blocco schermo sul telefono o sul PC, mantenere aggiornato il software antivirus, creare delle password efficaci, ecc.), giovani, imprenditori e professionisti possono salvaguardare i propri dati grazie all’adozione di una polizza Cyber Risk. Questa copertura consente all’assicurato di tutelarsi dagli attacchi informatici e dalle conseguenti spese e perdite di dati e informazioni confidenziali. Inoltre, questa garanzia fornisce l’intervento di un esperto per il recupero dei dati persi e per la decontaminazione da eventuali malware. Tutti questi sono servizi inclusi nella versione Smart, che prevede un massimale fino a €25mila. Ai propri clienti Lokky offre anche la possibilità di stipulare una versione Top della polizza, che prevede un aumento del massimale fino a €250mila e l’inserimento di numerose garanzie aggiuntive, tra cui una Diaria giornaliera per interruzione dell’attività e la copertura delle spese per il ripristino dell’immagine aziendale.

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